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Mirella la mamma di Rudy


di leonardodavinci1989
30.07.2024    |    4.828    |    10 9.2
"" Io, con un sorriso nervoso, insistetti spinto dagli ormoni: "Ma hai visto che effetto che mi fai? Dai, a quest'ora avresti già fatto, mi..."
Il racconto che segue è ispirato a una reale esperienza di vita, arricchita e adattata per essere narrata in poche e intense righe. La verità sottostante è stata modificata per garantire la riservatezza dei luoghi e delle persone coinvolte. Sebbene gli eventi narrati possano differire in alcuni dettagli rispetto alla realtà, l'essenza e l'importanza dell'esperienza rimangono intatte. Questo racconto rappresenta un omaggio a un momento significativo, che nella realtà ha avuto una manifestazione più lieve, ma comunque preziosa. In questa storia parlerò di Mirella, la madre del mio amico Rudy, una figura che ha sempre avuto un posto speciale nelle mie fantasie sessuali: ora scoprirete perché.

Mirella non era la classica mamma degli amici rompiballe. Al contrario, aveva sempre avuto un approccio unico nel relazionarsi con noi. Pur essendo una madre severa e ferma con suo figlio, riusciva a mantenere un equilibrio tra l'autorità e l'essere una sorta di "amica" per noi, suoi amici. Era permissiva al punto giusto, permettendoci di sentirci a nostro agio e di divertirci, ma senza mai perdere di vista i limiti necessari. La sua simpatia era contagiosa, e amava fare battute che spezzavano l'atmosfera, rendendo ogni incontro con lei piacevole e mai forzato.

Giovane e giovanile, Mirella era una donna moderna nel modo di pensare e di agire. Nonostante ci trattasse come adolescenti, sapeva come comunicare con noi senza farci sentire inferiori o trattati con sufficienza. La sua mentalità aperta e il suo stile di vita la rendevano diversa dalle altre madri che conoscevamo: non era intrusiva né eccessivamente protettiva, ma trovava sempre un modo per essere presente, con un tocco di leggerezza e modernità che la rendeva speciale e ben voluta da tutti noi.

Tuttavia, crescendo, quella sua simpatia e affabilità, unite alla sua prosperosità fisica, cominciavano a essere viste con occhi diversi. Per noi, ormai adolescenti, i suoi gesti gentili e il suo essere alla mano potevano facilmente essere fraintesi, alimentando in noi impulsi e desideri nuovi e confusi. Mirella, con il suo carisma naturale e la sua figura attraente, era diventata inevitabilmente oggetto di mille fantasie, una presenza irresistibile che suscitava un misto di attrazione e curiosità tipico di quell'età.

Era un pomeriggio torrido d'estate, e le strade erano avvolte in un silenzio opprimente, interrotto solo dal lontano canto delle cicale. Camminavo con passo lento, immerso nei pensieri di un caldo asfissiante, quando la figura di Mirella apparve come una visione inaspettata. Era una donna affascinante e seducente, a quarantanove anni, e indossava un abitino estivo di lino bianco, leggero e trasparente, sotto il quale si intravedeva un bikini nero. I sandali con le zeppe e gli occhiali da sole le conferivano un’aria sofisticata e disinvolta.

Mirella mi fermò con un sorriso affabile e chiese se avessi un set da cucito a casa. La sua richiesta, sebbene semplice, scatenò un turbinio di emozioni in me. La mia mente, brulicante di intraprendenza e timore, elaborò rapidamente un piano audace: invitarla a casa, approfittando del fatto che ero solo. Mi dissi che era una possibilità da non perdere, anche se il pensiero di passare del tempo da solo con lei mi riempiva di ansia.

"Certamente," risposi, cercando di mantenere un tono disinvolto. "Passa pure quando vuoi, sono da solo a casa e il set è a tua disposizione."

Nel cuore, ero eccitato e nervoso, ma nascondevo il mio timore dietro un sorriso sincero. Mirella accettò con un’altra delle sue battute leggère sul caldo e sull’inevitabile fine delle vacanze, e si allontanò, promettendo di passare più tardi. Io tornai a casa con il pensiero fisso su di lei, consapevole che, sebbene il mio piano avesse un audace brio, non potevo negare una sottile paura di come sarebbe andata a finire.

Non lo dimenticherò mai. Erano quasi le tre del pomeriggio e la strada deserta era immersa nel caldo afoso, il solo suono delle cicale a fare compagnia. Quando bussò alla porta, il cuore mi batté forte. Mirella era lì, con un abitino estivo di lino bianco, così leggero e trasparente che quasi non copriva nulla. Sotto, un bikini nero, che sembrava abbracciare le sue curve in modo seducente. I sandali con le zeppe le davano un'aria elegante e i suoi occhiali da sole, appoggiati sui capelli, accentuavano la sua disinvoltura.

La feci salire, e lei entrò con la sua solita aria allegra. "Che caldo oggi!" esclamò, ridendo. "E queste vacanze sembrano finire troppo in fretta!" Le sue battute mi fecero sorridere e, mentre ci dirigemmo in salotto, la mia mente era un turbine di emozioni. Era il mio sogno di lunga data, e ora, finalmente, era lì, da sola con me.

"Allora, ecco il set da cucito," dissi, cercando di mantenere un tono naturale mentre le porgevo la scatola. "Aspetta qui, torno subito con un caffè."

Mirella accettò con un altro dei suoi sorrisi irresistibili e si sedette sul divano. "Non ti preoccupare per il caffè, poi devo correre al supermercato. Sai, ne prendo sempre troppi e non ho più il fisico per reggerli!" La sua risata leggera riempì la stanza, e io, pur sentendo il nervosismo crescente, mi affrettai in cucina.

Preparai i caffè con mani tremanti e, quando tornai in salotto, le porsi una tazza. Mirella la prese, assaporandola lentamente. Appena finito, mi venne in mente una richiesta che avevo tanto desiderato fare. Era un azzardo, un passo audace che mi ero ripetuto mille volte nella mia mente. Volevo chiedere questo favore, nonostante il timore che avrei potuto sembrare invadente o indiscreto. Tuttavia, sentivo che era il momento giusto, che se avessi approfittato di quell’istante, mi sarei avvicinato un passo più vicino al mio obiettivo. Così, con un misto di intraprendenza e ansia, decisi di provarci.

"Mirella, c'è un piccolo favore che potrei chiederti?" La guardai con attenzione, il mio cuore accelerato. "La tasca dei miei jeans è leggermente bucata. Potresti sistemarla? So che ci vorrebbe una macchina da cucire, ma se potessi fare una cucitura a mano, sarebbe perfetto. Il buco è davvero piccolo."

Lei sorrise e rispose con il suo solito spirito amichevole, "Beh, ci vorrebbe la macchina, ma se è solo una piccola riparazione, posso farlo a mano. Mostrami pure."

Mi avvicinai, il battito del mio cuore accelerato e una sensazione di compiacimento, timore reverenziale ed eccitazione miste. Mi trovavo davanti a lei con i jeans sbottonati, l'imbarazzo e l'eccitazione che si mescolavano in modo inestricabile. Mirella si mise gli occhiali e, con una grazia disinvolta, cominciò a preparare il tutto. Mentre infilava l'ago e il filo, leccando il filo per facilitarne l’infilatura, non mancava di fare battute gioviali sulla sua età e sulle piccole sfide quotidiane.

Osservavo con un misto di emozioni contrastanti: mi ero preso una certa confidenza, e visto che Mirella non sembrava affatto scomposta nonostante la situazione poco ortodossa, decisi di spostarmi lentamente e mettere più in mostra il mio pacco. Lei lo notò subito, ma, con un leggero imbarazzo, continuò a cucire, mantenendo l'atmosfera leggera con battute e risate. Ad un certo punto, però, la situazione divenne un po’ più tesa e, tra il gioco e l’imbarazzo, Mirella mi fece una battuta che aprì la strada ad una comunicazione più diretta.

Ridendo, mi disse: "Se non la smetti, te lo sgonfio," mentre faceva un gesto con l'ago, mimando l’azione.

Io, con un sorriso nervoso, risposi coraggioso: "Non è colpa mia, è tua."

Lei, alzando un sopracciglio e continuando a cucire, disse: "Tua?"

"Si, tua!" ribadii, tentando di mantenere il tono leggero.

Mirella scoppiò a ridere, ma poi aggiunse, con un tono deciso e divertito: "Io, una vecchia? Ma non dire cazzate, vedi che te lo sgonfio davvero e poi non puoi lamentarti! E poi basta, dai, smettila. Te lo finisco a casa con la macchina."

Il mio cuore accelerò di nuovo, mentre mi preparavo a fare la mia proposta per non perdere l'occasione. "Miri, posso dirti una cosa?" La mia voce tremava leggermente.

Lei rispose, con un sorriso incuriosito: "Sì, dimmi Leo."

"Però mi devi giurare che non te la prendi," aggiunsi, con una dose di nervosismo.

Lei ridendo disse: "Tanto se me la prendo ti picchio, ho l'autorità per farlo, ti ho cresciuto!"

Io, ansioso e determinato, continuai: "No, niente di così grave, è solo che volevo dirti una cosa da tempo, ma ora mi sembra il momento giusto. Se non te la dico ora, forse non te la dirò mai più. Quindi assicurami che dopo farai finta di niente, come se non fosse mai successo, come se non te l’avessi mai detto!"

Lei, divertita e impaziente, disse: "Ahahaha, dimmi, togliti questo sassolino dalla scarpa e cerca di non farmi arrabbiare."

Con un respiro profondo, dissi: "Allora, ora mi sembra giusto, cioè opportuno, perché così sembra che non è successo niente, cioè è niente! C'è di peggio..."

Lei, ormai con un tono deciso e un po' di urgenza: "Oiii, dai! Che me ne devo andare..."

Mi feci coraggio e, con un sorriso nervoso, chiesi: "Miri, mi faresti... posso vedere le tue tette?"

Lei esplose in una risata fragorosa, quasi pronta a alzarsi: "Ahahahhaha cosaaaaa? Ahahahaahah ioooo? Ti devo... ahahahahah ti meno guarda! Ma come ti è venuto in mente? Ahahah!"

Io, con un sorriso impacciato e imbarazzato, e con i pantaloni calati, provai a spiegare: "Dai, tanto ti ho sempre visto in bikini al mare, non è niente di grave... solo vedere, non tocco nulla!"

Mirella, con un’espressione di incredulità e divertimento misto a imbarazzo, ribatté: "Leooooo! Ma sei serioooo? Dici davvero? Ma scherzi?"

Io, con una certa determinazione, risposi: "No, no, sono serissimo. Dai, Miri, è da quando sono un ragazzino che desidero vederle. Una volta, quando c'era il mare mosso, ti si è spostato un po' il costume e non me lo scorderò mai! È da allora che è una fissazione..."

Lei, ridendo ma con un tono deciso: "Beh, allora ricordati il mare mosso, è stato già abbastanza..."

Io, con un sorriso nervoso, insistetti spinto dagli ormoni: "Ma hai visto che effetto che mi fai? Dai, a quest'ora avresti già fatto, mi basta solo vederle!"

La situazione era esplosiva: io, con un misto di imbarazzo e eccitazione, e Mirella, con un sorriso malizioso divertito e imbarazzato, sembrava che ci fosse un gioco sottile gioco erotico tra noi, un equilibrio delicato tra il desiderio e il rispetto, mentre l'aria era carica di emozioni e tensione.

Praticamente, dopo un tira e molla tra il desiderio e il timore, alla fine Mirella, con un sorriso indeciso e un pizzico di provocazione, decise di mostrarmi il seno. Lo fece con una grazia non del tutto disinvolta, ma comunque affascinante. Si tolse con calma l’abitino leggero, lasciandolo cadere sulle sue spalle, e lentamente abbassò il bikini, rivelando quello che avevo desiderato vedere da tempo. La sua pelle chiara e liscia sembrava brillare sotto la luce del pomeriggio, e la vista, pur breve e furtiva, era un mix di eleganza e sensualità che mi lasciò senza parole. La tensione nell'aria era palpabile, mentre io, col cuore che batteva forte e un senso di eccitazione e imbarazzo mescolati, cercavo di assorbire quell’immagine che, a quel punto, sembrava la sintesi di un desiderio segreto e finalmente realizzato. Le sue mammelle avevano una dimensione voluminosa e una apparente consistenza morbida, con una forma rotonda e piena. Le areole ben proporzionate erano di dimensioni ampie, mentre i capezzoli non erano eccessivamente prominenti.

Non so esattamente cosa mi passasse per la mente in quel momento, ma sembrava che in quel frangente le mie intenzioni fossero più confuse di quanto avrei voluto ammettere. Anche se avrei desiderato andare oltre, quel giorno non ero pronto a compiere il passo definitivo. Eppure, la situazione era diventata un gioco di tensioni sottili e provocazioni. Fu così che presi la mano di Mirella e la posizionai sopra il mio grosso cazzo che pulsava sotto gli slip. Il cuore mi batteva a mille. Non ho ricordi del tutto chiari di quello che accadde dopo, ma ricordo bene le sue reazioni. Mentre il mio cazzone pulsava lateralmente lungo il girovita, lei strofinava la mano sopra e tra un paio di "mmmm" e qualche commento imbarazzato come "che mi stai facendo fare" e "guarda tu oggi": Mirella si chinò e scostando l'elastico degli slip, il cazzone gli balzò in faccia e con aria decisa ed esperta, se lo mise in bocca. La scena si complicò ulteriormente quando insistetti e palpandole le tettone - mentre lei, con respiro caldo ed intenso, faceva su e giù col capo inghiottendomi magistralmente il cazzo - le dissi se potessi sborrarle sul seno.

L’immagine di Mirella mentre faceva sparire il mio enorme cazzo dentro la sua bocca, scappellandolo con l'ausilio entrambe le mani ben salde sulla mia carne, è incisa con vividezza nella mia memoria. Il gesto per niente delicato, ma intimo di segarmi con foga e decisione il cazzo - con le sue belle mani che si univano una sull'altra - creava un contatto che sembrava colmare il divario tra la realtà e il desiderio. Era un momento di intimità pura, carico di un’energia palpabile che mi ha fatto diventare adulto.

Il comportamento di Mirella in quel momento era in netto contrasto con l'immagine che avevo sempre avuto di lei. Fino ad allora, mi aveva trattato con la cordialità e la simpatia di una madre che vedeva in me solo l'amico di suo figlio, mantenendo sempre una certa distanza e considerandomi ancora un adolescente. Ma ora, in quel frangente, tutto era cambiato. Mirella, con una sorprendente intensità, mi stava trattando come un adulto, abbandonando la delicatezza e il garbo che avevano caratterizzato la nostra relazione fino a quel momento.

La sua consueta gentilezza sembrava essersi dissolta, sostituita da una natura adulta che si manifestava attraverso un comportamento sessuale tanto diretto quanto intimo. Era come se, in quel preciso istante, avesse messo da parte ogni formalità per abbracciare un’autenticità cruda e naturale. Questo cambiamento improvviso, dal delicato al duro, mi colpiva profondamente, rendendo l’esperienza ancora più intensa e memorabile. Mi trovavo di fronte a una Mirella completamente diversa, che mi mostrava la parte più porca di sé che fino ad allora avevo solo immaginato, ma che mai veramente avrei creduto possibile.

Ancora più indelebile è il ricordo di aver dovuto lavare con fretta il suo seno enorme nel lavandino della cucina. Mirella, infatti, visibilmente turbata, aveva espresso timore nell’avvicinarsi alla camera da letto, dichiarando che quel giorno non era in sé e non avrebbe risposto delle sue azioni. La sua esitazione, combinata con la sua sincerità, aggiungeva un ulteriore strato di intensità al ricordo, trasformando quel momento in un’esperienza densa di emozioni contrastanti.

Con le mani immerse nell'acqua fresca ed insaponata, il mio pensiero si concentrava alla sensazione inebriante di toccare le sue tettone morbide, le grandi aureole ed i capezzoli irrigiditi dall'acqua fresca tra le mie dita, mentre le lavavo con una delicatezza quasi reverenziale. Quel gesto quotidiano si trasformava in un atto d'intimità sessuale mai provata, un momento di connessione silenziosa e profonda. La dolcezza e la tensione erotica, l’incertezza del suo comportamento e la gioia si mescolavano, mentre mi ritrovavo a lavare le tettone della mamma del mio amico di giochi, e al contempo, a sentire il calore del suo grosso seno morbido nelle mia mani come nella mia mente.

Infine, ricordo chiaramente come Mirella uscì di casa furtivamente, quasi come una ladra, visibilmente imbarazzata e pentita. Appena varcata la soglia, si trovò faccia a faccia con una delle anziane del paese, una di quelle vecchiette sempre pronte a fare quattro chiacchiere. Mirella, con il suo solito sorriso e il fare scherzoso, cercava di mantenere la compostezza, ridendo e scambiando battute come se nulla fosse accaduto. Tuttavia, si vedeva chiaramente che voleva tagliare corto la conversazione.

Posso solo immaginare il tumulto di emozioni che doveva provare in quel momento, parlando con un'innocente vecchietta che, ignara di tutto, le sorrideva e chiacchierava spensierata. Nel frattempo, Mirella, consapevole del proprio alito che sapeva di cazzo, sorrideva cercando di nascondere la vergogna. L'eco dell'incontro appena vissuto con il giovane amico di suo figlio, un ragazzo che aveva visto crescere e che solo pochi istanti prima le aveva violato la bocca col suo enorme cazzo (e che in fondo a lei era pure piaciuto), doveva rimbombare nella mente di Mirella. Posso solo immaginare come quel ricordo la riempisse di un imbarazzo bruciante, un imbarazzo che cercava disperatamente di dissimulare dietro a un sorriso forzato e una conversazione superficiale. La situazione doveva sembrarle surreale, mentre cercava di mantenere le apparenze e di allontanarsi il più velocemente possibile con la mano davanti alla bocca.

Questo episodio, complesso e intimo, è diventato uno dei miei ricordi più preziosi legati a Mirella, un momento di complicità e tensione che, nonostante la confusione e il confine sottile tra il desiderio e la realtà, ha lasciato un’impronta indelebile.



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